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Lettera aperta ai lavoratori impatriati e a chi voleva tornare a casa ma ...


Vi scrivo questa lettera nel tentativo di dare risposta alle migliaia di email che mi sono arrivate nelle ultime settimane e che riguardano i cambiamenti al regime fiscale che sarà introdotto con la prossima finanziaria per i cosiddetti impatriati, ovvero i nostri "cervelli" che decidono di tornare a casa.


Voglio subito rassicurare tutti, ci stiamo muovendo e siamo attivi sulla vicenda dallo stesso giorno in cui sono trapelate le prime indiscrezioni sui possibili cambi.


Sono Senatore eletto all’estero, più precisamente nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide.

Ma sono anche un emigrato in Australia da 45 anni, e so benissimo quale sia il contributo professionale e di idee che i nostri giovani (o anche meno giovani) posso dare al nostro Paese e quanto fanno, da emigrati, nel promuovere l’Italia e il Made in Italy all’estero.


Sono da sempre sostenitore della teoria che i soli sgravi fiscali non bastino, perché per mantenere o riattrarre le sue menti migliori l’Italia dovrebbe adeguare le condizioni salariali e rendere, in generale, più competitivo il suo mercato del lavoro interno rispetto alle condizioni che, spesso, vengono offerte all’estero.

Ovvio, in attesa di quello che sarebbe un cambiamento epocale, i benefici fiscali rappresentano quantomeno un’opportunità, una soluzione tampone che ha già dato i suoi effetti positivi in termini numerici e pratici, così come dimostra


no le tantissime statistiche che sono state tirate in ballo nell’ultimo periodo e che personalmente verifico da anni.

Per questo motivo il mio primo desiderio è quello che i tagli siano rivisti e i benefici restino così come sono anche in futuro.


Ma, senza perdere di vista quello che ritengo essere l’obiettivo primario, il mio impegno – e in vero anche quello di altri colleghi – è quello di combattere con tutti gli strumenti parlamentari perché sia garantito un periodo di transizione fino al 2025 per garantire a chi si è già spostato in Italia, o ha programmato di farlo firmando impegnative e contratti, di poter usufruire di quei benefici su cui aveva fondato la sua decisione di rientrare in Italia.


Fra le iniziative avviate ci sono incontri in programma già calendarizzati, interrogazioni parlamentari, emendamenti alla finanziaria.


Non so se riusciremo a spuntarla, ma ci proveremo in tutti i modi, anche con accordi bipartisan perché il futuro del Paese, dei nostri giovani e degli italiani all’estero sono argomenti che non appartengono ai partiti, ma hanno rilevanza assoluta e richiedono il contributo di tutti.


Distinti saluti

Sen. Francesco Giacobbe


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